Considerato il punto di vista fisico dello spettatore, Marco Bertozzi si arma di aggraziata e finissima precisione per palesare calibrate riflessioni sui rapporti fra l’uno e il tutto, fra gli elementi e gli insiemi. Avvalendosi della geometria e della matematica, pilastri del suo stile, attua semplici operazioni con cui si insinua nello spazio fino a modificarne la percezione. Operazione ben riuscita perché rafforzata dalla scelta di materiali ad hoc, dei quali vengano esaltate le condivise qualità intrinseche.
Bertozzi è dunque architetto di piccoli sistemi di crisi che agiscono con stimoli subliminali sulla percezione dello spettatore per conquistarne l’attenzione e convocarlo ad un dibattito sulle strutture e le regole del mondo. L’apparenza delle sue opere, per la quale è difficile dire se siano i moduli a costituire l’insieme o se un tutto preesistente sia stato rotto e sezionato attraverso l’imposizione di rigorose maglie, è la prima tappa, il primo bivio di un percorso fatto di scelte. E’ così che l’artista esalta il libero arbitrio: il fruitore ricerca nelle opere lo spazio per proiettare gli istinti e le pulsioni personali e quello per ritrovare le strutture della società. Nella differente attribuzione di tali ruoli all’uno o all’altro elemento si dimostra come il mondo dell’intimo e quello delle strutture siano sempre più confusi e mixati con il rischio della progressiva perdita dei confini.
A rendere il senso di una situazione in continuo cambiamento interviene il carattere mutevole del gioco tra le parti: più i materiali rispettano gli schemi, tanto più riescono a spingersi idealmente nello spazio, come se trovassero nell’ambiente circostante un sfogo; appaiono invece implodere fino a violentarsi quando non onorano quelle forme come se un peso li schiacciasse e li costringesse in un inibita, seppur coinvolgente, espressività.
La poetica di Bertozzi è quindi una costante ricerca collettiva dei giusti livelli di equilibrio, per ovviare agli ormai persi ma necessari confini fra la dimensione del pubblico e quella del privato.
Gabriele Tosi
CarPet; 2009
8712 tappi di pet
Modlum #02; 2009
Mixed media
cm 120x120
Modlum #03; 2009
Mixed media
cm 120x120
Modlum #04; 2009
Mixed media
cm 175x70
inaugurazione: 13.06/ 09 0re 18.00
finissage: 04.07/ 09 0re 18.00
http://playglugano.blogspot.com/
Playground si propone come l’allestimento di una mostra collettiva di giovani artisti provenienti da paesi e aree culturali differenti tra loro.
Il progetto espositivo ha intenzione di dare luce ad un evento quale è una mostra d’arte contemporanea, con la volontà di creare un contesto nel quale la normale fruizione delle opere d’arte da parte del visitatore venga integrata da performance musicali live. L’idea alla base stessa del progetto è proprio quella di dar luogo ad uno spazio nel quale sia realmente possibile la comunicazione e il confronto tra linguaggi artistici eterogenei e nel quale sia implicito l’invito al fruitore ad una partecipazione all’evento più “attiva”.
Perché questo avvenga in maniera non caotica, agli artisti è chiesto di presentare un’opera sola. Questa scelta è dettata unicamente dalle dimensioni della superficie espositiva. In ogni caso verranno tenute presenti le particolari tipologie di lavoro di ciascun artista e perciò non è esclusa la possibilità di esporre più di un’opera (in riferimento ai lavori di fotografia).
La mostra avrà luogo all’interno dello spazio espositivo Artelier in Via Bossi
Come si diceva, la ragione per cui si è pensato a questi appuntamenti è data dall’esigenza di rendere più interessante al pubblico l’evento di una mostra d’arte contemporanea che altrimenti - l’esperienza insegna - rischierebbe di esaurire la propria attrattiva già poco dopo il vernissage. Quindi, ciò che si vuole offrire con gli aperitivi musicali va al di là del effetto “contorno” quale potrebbe risultare un accompagnamento musicale ma, al contrario, ha lo scopo di rinnovare l’occasione per il pubblico di scoprire una situazione interessante e di stimolare così la curiosità e l’attenzione.
7 sarà il numero di partecipanti alla mostra collettiva, sette personalità che lavorano con linguaggi e medium a loro specifici, sette diversi sguardi sul mondo. Sette punti di vista che usano il filtro di mezzi espressivi quali fotografia, scrittura, scultura e installazione.
Il fil rouge che Playground propone quale denominatore comune alle differenti poetiche degli artisti selezionati, è l’approccio ludico nei confronti del dato oggettivo della realtà e, soprattutto, l’indagine di essa attraverso questa maniera di relazionarsi con l’altro da sé. Il gioco, quindi, non inteso come passatempo, ma piuttosto come strumento elementare di conoscenza di ciò che ci sta intorno. Le dinamiche che permettono al gioco di diventare strumento di conoscenza, possono essere messe in stretta relazione con i metodi d’indagine che l’artista adotta quando è ancora alla ricerca di un linguaggio che rappresenti il suo personale e particolare punto di vista. Una visione del mondo resa condivisibile dalle caratteristiche stesse dell’indagine ludica della realtà. Una caratteristica questa riscontrabile in ciascuna delle ricerche artistiche presentate con Playground. Con ciò si vuole mettere l’accento sull’aspetto prettamente sperimentale delle opere proposte. La sperimentazione, in questo caso, non consiste nella ricerca di medium espressivi rivoluzionari, ma piuttosto riguarda la formazione di un proprio linguaggio che per sua natura è ancora in fase di elaborazione. È questo il tipo di ricerca che accomuna tutti e sette gli artisti, in quanto ancora “alla ricerca”
a cura di Marco Bertozzi
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