domenica 27 dicembre 2009

IRIDE #02







Iride #02; 2009
grafite su muro
diametro cm 165

martedì 15 dicembre 2009

ANOTHER GAP IN THE WALL @ GUM STUDIO


GUM STUDIO
Via Apuana, 3 – Carrara (MS)
Tel: (+39) 340 7702569 / (+39) 346 9437211
Email:
studiogum@gmail.com

ANOTHER GAP IN THE WALL

a cura di Gaia Pasi

Mostra bipersonale d’arte contemporanea degli artisti: Francesco Di Tillo e Marco Bertozzi

Opening: 4 dicembre ore 21:00

Finissage: 13 dicembre 2009

Periodo: 4 –13 dicembre 2009, CARRARA (MS) Via Apuana n. 3

Orari: giovedì/domenica h18:00/20:00, lunedì/mercoledì su appuntamento (3407702569 / 3273212933)

GUM STUDIO riapre il 4 dicembre con la mostra ANOTHER GAP IN THE WALL, bipersonale degli artisti Francesco di Tillo (1983) e Marco Bertozzi (1982) a cura di Gaia Pasi.

Gum Studio inaugurato a Carrara nel gennaio 2009 è uno spazio attivo nei circuiti underground (dalle accademie, alle scuole di formazione artistica, ai premi più e meno ufficiali), dove i Gum’s curators invitati di volta in volta a creare degli eventi, ricercano artisti e lavori d’arte visiva che manifestino una linea di ricerca chiara ed interessante ma soprattutto sperimentale. Prerogativa di Gum Studio è la produzione e messa in luogo d’interventi site specific. La prima cosa a cui guarda l’opera specifica ossia fatta appositamente per il luogo, è la morfologia del luogo stesso, la preesistenza spaziale di soffitti, pareti, finestre, porte colonne archi mura e divisori di cui lo spazio si compone. In ordine a questo, Francesco di Tillo e Marco Bertozzi lavorano sul muro, il primo v’interviene “trapanandolo”, l’altro “coccolandolo” in punta di lapis per realizzarvi un wall drowing. Il muro in Another gap in the wall, è il punto di congiunzione degli interventi; entrambi, tentano in qualche modo, di ipotizzare un altra dimensione del muro, un Gap appunto che non si riferisce ad un foro materiale o al vuoto concettuale, ma che facendo forza sull’allusività di un intervento e l’illusorietà dell’altro, sottolinea una “mancanza", anela ad una "sospensione", ad una sorta di Stargategap e quindi ad un “varco”.

Letteralmente, il vocabolo Gap viene interpretato come una scala analitica di valori, in economia una specie di struttura, in senso lato e generale può significare anche errore. Lo Stargate è un passaggio che mette in comunicazione tra loro diverse dimensioni temporali: il futuro con il presente, il passato prossimo con la storia; Correva l’anno 1979 del mese XII del Signore quando i Pink Floyd diedero la luce a The Wall un disco che complice del successo del singolo portante “Another Brick in the wall”, appena uscito, entrò immediatamente a far parte della storia della musica. Qualche anno dopo band e disco furono consacrati dal regista Alan Parker (1944) nel film Pink Floyd The Wall una trasposizione cinematografica dell’album, che oltre a diventare il corrispettivo visivo ed ufficiale dei pezzi divenne un cult per tutti i fans della band. Ma se Roger Water (1943) - autore di quasi tutti i brani di The Wall - si chiude dietro ad un muro psicologico invalicabile, che, per proteggerlo dal mondo esterno lo soffoca inesorabilmente, trascinandolo nella follia-, Bertozzi con Senza Titolo (2009) intende impossessarsi di una determinata porzione architettonica del muro per mettere in relazione questo spazio fisico con l’idea grafica che si ha di essa: “ Ho cercato di saturare l’ “aria” di questa superficie per ridurla ai minimi termini e così facendo, giungere al “disegno” della superficie stessa; ossia: la sua concettualizzazione”. L’istallazione Around a specific images di Francesco di Tillo è composta da un trapano inserito all’interno di una parete e “inquadrato” in una superficie rettangolare monocroma color grigio chiaro. “L’idea dell’inquadratura fa riferimento all’immagine in sé, forse, un’immagine inespressiva, quasi grafica, a-sostanziale, ma pur visibile in tutta la sua presenza. Dal rettangolo grigio scende un “braccio” che allude ad una traccia elettrica. Da esso infatti si inserisce l’alimentazione del trapano che è così “generato” dall’immagine. Il trapano, impiantato all’interno dell’inquadratura grigia è in funzione, sospeso in aria e crea un disturbo visivo e sonoro". Si evidenzia così una contrapposizione tra l’immagine, (più che altro l’idea di un’immagine) - statica, asostanziale, rigida, inespressiva - e quella del trapano – oggetto che evoca “il costruire ”ma anche “il distruggere”, che richiama ad un’azione umana e quindi all’uomo.

grafite@gumstudio - another gap in the wall -










lunedì 14 dicembre 2009

IRIDE #01











Iride #01; 2009
grafite su muro
diametro cm 210

mercoledì 9 dicembre 2009

SELECTED WORKS



Senza titolo; 2004
Olio e tempera su tela
cm 405x25x13 nel punto di maggiore volume









Senza titolo; 2004
Pliplat
cm 318x24x5 nel punto di maggiore volume











Senza titolo; 2005
Poliplat
cm 250x34x4 nel punto di maggiore volume














7x7 2005; 2005
acquaforte e acquatinta su carta.
Installazione composta da 49 stampe.
Dimensione complessiva: cm 265x265
Dimensione singola stampa: cm 36x36














Kubus; 2005
MDF, vernice, pigmento e grafite
cm 150x181x1













7x7 2006; 2006
Acquaforte e acquatinta su carta
Installazione composta da 49 stampe
Dimensione complessiva: cm 264x264
Dimensione singola stampa: cm 35x35












Superficie sensibile #01; 2007
carta di pura cellulosa
cm 280x280












Superficie sensibile #02: 2007
Carta di pura cellulosa
cm 245x245







Superficie sensibile #03; 2007
Carta di pura cellulosa
245x245






CineSol; 2007
Grafite su carta
cm 193x193











Modlum #01; 2008
Cartoncino Bristol 450 g
cm 146x146











Solaris; 2008
Mixed media
7 lightbox, cm 40 cadauno















06 Giugno/ 04 Luglio 2009; “GeneratiON’80 - otto opere di otto artisti nati negli anni ’80 -“, Pistoia, Atrio del Tribunale. Curatori: Niccolò Bonechi e Gabriele Tosi.

Considerato il punto di vista fisico dello spettatore, Marco Bertozzi si arma di aggraziata e finissima precisione per palesare calibrate riflessioni sui rapporti fra l’uno e il tutto, fra gli elementi e gli insiemi. Avvalendosi della geometria e della matematica, pilastri del suo stile, attua semplici operazioni con cui si insinua nello spazio fino a modificarne la percezione. Operazione ben riuscita perché rafforzata dalla scelta di materiali ad hoc, dei quali vengano esaltate le condivise qualità intrinseche.

Bertozzi è dunque architetto di piccoli sistemi di crisi che agiscono con stimoli subliminali sulla percezione dello spettatore per conquistarne l’attenzione e convocarlo ad un dibattito sulle strutture e le regole del mondo. L’apparenza delle sue opere, per la quale è difficile dire se siano i moduli a costituire l’insieme o se un tutto preesistente sia stato rotto e sezionato attraverso l’imposizione di rigorose maglie, è la prima tappa, il primo bivio di un percorso fatto di scelte. E’ così che l’artista esalta il libero arbitrio: il fruitore ricerca nelle opere lo spazio per proiettare gli istinti e le pulsioni personali e quello per ritrovare le strutture della società. Nella differente attribuzione di tali ruoli all’uno o all’altro elemento si dimostra come il mondo dell’intimo e quello delle strutture siano sempre più confusi e mixati con il rischio della progressiva perdita dei confini.

A rendere il senso di una situazione in continuo cambiamento interviene il carattere mutevole del gioco tra le parti: più i materiali rispettano gli schemi, tanto più riescono a spingersi idealmente nello spazio, come se trovassero nell’ambiente circostante un sfogo; appaiono invece implodere fino a violentarsi quando non onorano quelle forme come se un peso li schiacciasse e li costringesse in un inibita, seppur coinvolgente, espressività.

La poetica di Bertozzi è quindi una costante ricerca collettiva dei giusti livelli di equilibrio, per ovviare agli ormai persi ma necessari confini fra la dimensione del pubblico e quella del privato.

Gabriele Tosi



CarPet; 2009

8712 tappi di pet




Modlum #02; 2009

Mixed media

cm 120x120





Modlum #03; 2009

Mixed media

cm 120x120





Modlum #04; 2009

Mixed media

cm 175x70








inaugurazione: 13.06/ 09 0re 18.00

finissage: 04.07/ 09 0re 18.00


http://playglugano.blogspot.com/


Playground si propone come l’allestimento di una mostra collettiva di giovani artisti provenienti da paesi e aree culturali differenti tra loro.

Il progetto espositivo ha intenzione di dare luce ad un evento quale è una mostra d’arte contemporanea, con la volontà di creare un contesto nel quale la normale fruizione delle opere d’arte da parte del visitatore venga integrata da performance musicali live. L’idea alla base stessa del progetto è proprio quella di dar luogo ad uno spazio nel quale sia realmente possibile la comunicazione e il confronto tra linguaggi artistici eterogenei e nel quale sia implicito l’invito al fruitore ad una partecipazione all’evento più “attiva”.

Perché questo avvenga in maniera non caotica, agli artisti è chiesto di presentare un’opera sola. Questa scelta è dettata unicamente dalle dimensioni della superficie espositiva. In ogni caso verranno tenute presenti le particolari tipologie di lavoro di ciascun artista e perciò non è esclusa la possibilità di esporre più di un’opera (in riferimento ai lavori di fotografia).

La mostra avrà luogo all’interno dello spazio espositivo Artelier in Via Bossi 12 a Lugano. La data prevista per l’inaugurazione è sabato 13 Giugno 2009. La durata complessiva dell’esposizione è di tre settimane, nell’arco delle quali verranno fissati degli appuntamenti a scadenza settimanale. Più precisamente, nei tre sabati successivi all’inaugurazione, l’ultimo dei quali sarà adibito a giornata conclusiva. Ogni sabato verrà organizzato un aperitivo musicale per cui verranno chiamate ad esibirsi delle band e dei DJ.

Come si diceva, la ragione per cui si è pensato a questi appuntamenti è data dall’esigenza di rendere più interessante al pubblico l’evento di una mostra d’arte contemporanea che altrimenti - l’esperienza insegna - rischierebbe di esaurire la propria attrattiva già poco dopo il vernissage. Quindi, ciò che si vuole offrire con gli aperitivi musicali va al di là del effetto “contorno” quale potrebbe risultare un accompagnamento musicale ma, al contrario, ha lo scopo di rinnovare l’occasione per il pubblico di scoprire una situazione interessante e di stimolare così la curiosità e l’attenzione.

7 sarà il numero di partecipanti alla mostra collettiva, sette personalità che lavorano con linguaggi e medium a loro specifici, sette diversi sguardi sul mondo. Sette punti di vista che usano il filtro di mezzi espressivi quali fotografia, scrittura, scultura e installazione.

Il fil rouge che Playground propone quale denominatore comune alle differenti poetiche degli artisti selezionati, è l’approccio ludico nei confronti del dato oggettivo della realtà e, soprattutto, l’indagine di essa attraverso questa maniera di relazionarsi con l’altro da sé. Il gioco, quindi, non inteso come passatempo, ma piuttosto come strumento elementare di conoscenza di ciò che ci sta intorno. Le dinamiche che permettono al gioco di diventare strumento di conoscenza, possono essere messe in stretta relazione con i metodi d’indagine che l’artista adotta quando è ancora alla ricerca di un linguaggio che rappresenti il suo personale e particolare punto di vista. Una visione del mondo resa condivisibile dalle caratteristiche stesse dell’indagine ludica della realtà. Una caratteristica questa riscontrabile in ciascuna delle ricerche artistiche presentate con Playground. Con ciò si vuole mettere l’accento sull’aspetto prettamente sperimentale delle opere proposte. La sperimentazione, in questo caso, non consiste nella ricerca di medium espressivi rivoluzionari, ma piuttosto riguarda la formazione di un proprio linguaggio che per sua natura è ancora in fase di elaborazione. È questo il tipo di ricerca che accomuna tutti e sette gli artisti, in quanto ancora “alla ricerca”

a cura di Marco Bertozzi